Nuove strade dell’aggiornamento professionale   in medicina :  web2,  wikipedia e googling    (prima parte).

       

Ha suscitato molto interesse  l’editoriale di Dean Giustini, documentalista dell’Università della British Columbia in Canada,  comparso alcuni mesi fa sul British Medical Journal, circa la crisi che ha investito la più importante rivista medica canadese,  CMA Journal,  conclusasi con il licenziamento dei direttori. Sarebbe  un altro esempio di come la visione innovativa dei redattori e direttori che cercano di stare al passo dei tempi nel modo di pubblicare le loro riviste sfruttando le nuove metodiche  di aggiornamento professionale, proprio da web 2.0,  si scontri con la visione tradizionale e statica dei proprietari delle riviste.  E’ evidente che Internet sta rivoluzionando non solo l’editoria scientifica ma tutte le  SHAPE  \* MERGEFORMAT potenzialità di documentazione e di aggiornamento in medicina; ma non attraverso il web che già conosciamo, bensì l’web 2.0. Questo termine definisce il web come piattaforma o meglio architettura della partecipazione : è destinato a cambiare lo scenario di medicina e sanità attraverso il superamento dei consueti portali WEB e del semplice adattamento  degli organi di informazione dalla carta stampata al digitale. Piuttosto che i benefici intrinseci della piattaforma stessa, quello che lo caratterizza è lo spirito di collaborazione; più noi usiamo, condividiamo e scambiamo informazioni sul web in un circuito continuo d’analisi e rifinitura,  più aperta e creativa diventa la piattaforma e di più diventa preziosa per il  nostro lavoro. Anche senza accorgersene, siamo già tutti dentro un nuovo scenario: quello dello “sharing” di esperienze, analisi, approfondimenti. Il nuovo web si evolve anche attraverso la distribuzione di software gratuiti che gli utenti si scambiano; cresce mediante l’impegno collettivo degli autori dei wikis, la grande novità editoriale di questi mesi, enciclopedie costantemente aggiornate grazie alle implementazioni garantite dagli utenti stessi, che  diventano autori e correttori in diretta delle relative pagine in continuo perfezionamento. WIKI in hawaiano significa “veloce“  identificando una serie d’iniziative e risorse liberamente fruibili su Internet;  Wikipedia è la più grande enciclopedia online basata sul contributo volontario della comunità degli utenti del web e contiene già moltissimi articoli d’interesse medico ; già esiste una wikipedia di settore come l’inglese www.ganfyd.org,  altre nuove certamente nasceranno assai presto. Stanno pure proliferando i siti gratuiti d’immagini mediche, utili soprattutto per la  didattica medica,  nati nel progetto di condivisione sempre più allargata : risorse che, lo ricordiamo,  con criteri meno ricchi e meno specialistici possono esser scaricabili anche dai più comuni motori di ricerca se scegliamo la voce  “cerca immagini”. Strumenti essenziali degli utenti di internet che vivono il nuovo web sono soprattutto i blog, luoghi fondamentali per scambiare opinioni, conoscenze, emozioni e prospettive. 

 

La parola  'blog' è una contrazione di 'Web Log' – un diario online che può offrire un ricco ambiente multimediale. I Podcasts sono depositi di materiale audio e  video che può esser inviato agli abbonati perfino senza il loro intervento. Questi files audio e video possono esser scaricati su mini lettori - visori  che possiamo portare con noi ovunque, fornendo il potenziale per  "esperienze didattiche in qualunque luogo e in qualunque momento (mobile learning). Se veramente sviluppati, gli  wikis, blogs e podcasts potrebbero offrire una via per  esaltare le esperienze d’apprendimento di studenti, clinici e persino dei pazienti; sarebbe approfondito il livello di coinvolgimento e collaborazione dei discenti in un ambiente didattico digitale e in un'ottica di evidence based healthcare ; essi  aiutano a mettere a disposizione le informazioni rilevanti sul luogo del trattamento, in modo che possano trovare veramente applicazione nella pratica. Questi vantaggi (avere velocemente a disposizione, quasi dappertutto, nuove informazioni attraverso internet e supporti digitali) vanno peraltro  confrontati con la necessità di verificare criticamente la veridicità di tali informazioni prima della loro applicazione alla pratica. E’ bene ricordare che  l'informazione diventa conoscenza solo dopo una valutazione critica; non solo, c’è da tener presente che la possibilità di offrire al paziente giusto i trattamenti giusti al momento giusto, continuerà a dipendere dal saper prendere decisioni in merito alla salute in base al contesto, all’esperienza e  sulla base di documentazione di qualità costantemente aggiornata.  

Al posto dei circa  due milioni di informazioni per  l'insieme delle conoscenze che  il medico utilizza per fare una diagnosi, Google ha usato circa tre miliardi di record per risolvere quasi sei casi su dieci di quelli pubblicati nel 2005 sul New England Journal of Medicine. E’ stato però osservato che il motore di ricerca più bravo del mondo, oramai punto di partenza per ricerche sulla salute da parte di pazienti e di dottori, per dare il meglio di sè deve esser interrogato correttamente da un operatore sanitario intelligente.  Per conoscere la diagnosi giusta con Google, è necessario che i sintomi della malattia siano pochi e ben definiti e per usare bene  Google è necessario conoscerne a fondo le potenzialità.  La maggior parte degli utenti utilizza il motore di ricerca in modo banale ed immediato, mentre quasi sempre i search engine offrono molte opportunità per migliorare la selettività dei risultati. E’ necessario studiarsi bene la sintassi di ricerca ed utilizzare la ricerca avanzata con i vari operatori booleani. Ad esempio ricordiamo che l’operatore “and” è automatico e che è meglio avviare la ricerca includendo i termini tra virgolette, onde isolare l’esatta ricorrenza dei termini ricercati. Senza utilizzare il modulo di ricerca avanzata (che consente di filtrare i risultati o di associare i termini con operatori booleani del tipo NOT e OR),  si può escludere un termine fuorviante, frequentemente associato ad un altro termine ricercato, mediante il semplice segno – posto davanti al termine indesiderato (ovvero utilizzando in forma “concisa” l’operatore booleano NOT). Se si cercano informazioni su una base chimica, ad esempio, sarà facile ottenere una miscela di riferimenti ad esso  e alle migliaia di farmaci  di cui il prodotto è ingrediente (non dimentichiamoci che il rumore di fondo costituito dai farmaci è una vera dannazione per lo specialista  quando interroga Internet). Basterà allora aggiungere un bel segno – davanti ai termini scelti facendo attenzione a tradurre per bene in inglese, e si “farà fuori” dalla lista dei risultati un bel gruppo di riferimenti indesiderati.

 

 

 

Google Scholar  è un nuovo motore di Google, distinto dall’archivio principale e dedicato alla ricerca in Rete del materiale accademico e scientifico, lanciato nel novembre 2004 : http://scholar.google. com.  Si tratta di una comoda  semplice e gratuita opportunità  per effettuare un'ampia ricerca sulla letteratura accademica. Con un unico servizio, puoi effettuare ricerche tra molte discipline e fonti: documenti approvati per la pubblicazione, tesi, libri, abstract e articoli di case editrici accademiche, ordini professionali, database di studi non ancora pubblicati (pre-print), università e altre organizzazioni accademiche.

Scholar però non dichiara in dettaglio quali sono le caratteristiche del suo archivio, limitandosi ad indicare le sue fonti principali in termini di «open archives», e-journals ad accesso gratuito e siti di editori, enti di ricerca e associazioni professionali.Il sistema estrae dall’enorme indice di Google i lavori considerati pertinenti, ma i criteri esatti di tale selezione non sono noti e, secondo le ricerche effettuate, può capitare che una percentuale significativa dei documenti reperiti con Scholar non possa essere considerata materiale accademico in senso stretto, né dal punto di vista formale (ovvero in base alla sede di pubblicazione) né da quello sostanziale (ovvero in base alla qualità dei contenuti). Al tradizionale archivio di Google, inoltre, sono stati aggiunti altri testi e riferimenti bibliografici in ogni caso già disponibili sul Web, ma non è ancora stato reso noto da quali fonti provengono, né si conosce la dimensione complessiva della base dati su cui si opera, o la frequenza con cui viene aggiornata.

Il principale punto debole di Scholar, ancora in versione sperimentale “beta”, è nel sistema di ricerca, eccessivamente approssimativo per effettuare indagini accademiche approfondite. Infatti, rispetto alla tradizionale interrogazione per parola nel full text «alla Google» è stata aggiunta soltanto la possibilità di ricerca incrociata anche per autore, anno e sede di pubblicazione (che però non sempre vengono riconosciuti esattamente come tali dal sistema), senza alcuna possibilità né di scorrere i relativi elenchi di intestazioni né di limitare in alcun modo la ricerca ad una determinata disciplina o soggetto. Anche l’ordinamento dei risultati, affidato esclusivamente al tradizionale relevance ranking di Google (arricchito da criteri basati sulle citazioni reciproche fra documenti considerati accademici), che pure fa miracoli in ambito generalista, impedisce una disposizione con i criteri tipicamente utili nelle ricerche bibliografiche, come quello cronologico, per autore, per titolo o per luogo di pubblicazione.

Può inoltre risultare disorientante, almeno finché non ci si è fatta l’abitudine, che Scholar tratti nel medesimo modo, mescolandole senza alcuna possibilità di mantenerle separate da parte dell’utente, la citazione di un determinato documento contenuta in una bibliografia (che bisognerà poi reperire in una biblioteca o in una banca dati a pagamento) e il full text del medesimo documento disponibile gratuitamente in Rete. Ciò potrebbe significare che in futuro una ricerca per parole chiave su Google restituirà indifferentemente una seria pubblicazione scientifica, il testo di un manoscritto, il capitolo di un libro in commercio e, come sempre, molte pagine di siti Web e un’infinità d’inutili blog.

 

Oltre a Google Scholar, esistono in Rete anche altri strumenti dalle analoghe caratteristiche, probabilmente meno vasti, fra i quali il principale è già da alcuni anni Scirus <http://www.scirus.com> della casa editrice Elsevier, che permette di interrogare un vasto numero di fonti accademiche ad accesso gratuito (non esclusivamente, collegate alla stessa Elsevier), elencate, quantificate e ricercabili con modalità un po’ più sofisticate di quelle di Scholar, anche se non immuni da problemi legati alla valutazione e all’ordinamento dei risultati.

Scirus filtra ed esclude i siti non scientifici (ad esempio ricercando REM, un altro motore individuerebbe innanzitutto la nota rock-band, mentre Scirus associa REM a sonno ed individua siti e articoli di chiara valenza scientifica); individua articoli  “peer-reviewed” in formato PDF o PostScript, spesso invisibili agli altri motori di ricerca; individua la più comprensibile e semplice combinazione fra pagine WEB, articoli in full-text, archivi digitali, directory e indici, brevetti e data-base degli e-journals. Scirus si spinge un po’ oltre i primi due livelli di un sito WEB, portando “in superficie” l’informazione scientifica più congrua .

 

Esistono poi anche nel campo medico gli «open archives» depositi ad acceso libero di pubblicazioni di qualsiasi autore, ancorché privi di completa peer review,   utili  per professionisti già esperti su un determinato argomento, in cerca di ulteriore documentazione aggiornata. Gli open archives sono stati sviluppati  nel mondo medico nell’idea che le pubblicazioni di settore hanno un valore etico, strategicamente cruciali per la salute dell’uomo, siano liberamente a gratuitamente disponibili per tutti  e che quindi non debbano dipendere della editoria tradizionale con i limiti dei costi d’abbonamento alle riviste. La pubblicazione su pagine internet è assai comoda ed economica, oltre che veloce: il controllo del valore di quanto editato sarà magari affidato direttamente ai lettori più che a un preventivo e prolungato esame da parte di un comitato di garanzia.

Sempre Dean Giustini è intervenuto recentemente con un altro editoriale sul BMJ augurandosi uno scenario informativo medico avanzato che potrebbe esser determinato da un passo in avanti  del più utilizzato e affermato motore di ricerca.  I nuovi servizi di Google potranno sovvertire struttura e funzione delle biblioteche tradizionali; Google Print e Google Scholar già ora si candidano a diventare le vere porte d’accesso alla conoscenza universale. Eppure, per essere davvero affidabili per chi lavora in sanità, questi servizi dovrebbero selezionare le conoscenze in maniera più rigorosa di quell’attuale. Secondo Giustini ci vuole una sorta di Google Medicine, un grande portale medico-scientifico che filtri i propri contenuti con i criteri che  tecnologia e  l’approccio sistematico ora permettono.

In conclusione abbiamo a disposizione una serie di strumenti utilissimi a drenare le informazioni della letteratura grigia o non di elezione  con wikipedia medica e attraverso i comuni motori di ricerca con le loro evoluzioni  più sofisticate. Non dimenticando le fonti più autorevoli di aggiornamento professionale  quali Pubmed, le altre banche dati principali e ovviamente i testi integrali degli articoli delle riviste mediche, possiamo ora disporre di prodotti  gratuiti come Scirus e Google Scholar che ci permettono di accedere direttamente a documentazione selezionata. Essi sono accomunati da grande sforzo per eliminare il sovraccarico informativo (l’information overload) con un’esclusione di tutto ciò che non ha a che fare con cultura o scienza.

Infine c’è spazio per certe modalità di recupero e scambio di documenti a cavallo di soluzioni tecnologiche avanzate (blog - podcasting) che privilegiano caratteristiche quali la freschezza e l’interattività.

 

Primo articolo della rubrica : Nuove Strade dell’Aggiornamento Professionale in Medicina

Dr. Renzo Bassi  Legnago VR                                                 Agosto 07

www.seiemg.it

Prodotti per

Neurofisiologia